Trapianto d’utero

Quanto segue è frutto di un ‘interlocuzione informativa avuta tra il dottor Emanuele Kaufmann, dottorando presso l’Unità Operativa di chirurgia generale e trapianti diretta dal Prof. U. Boggi (Università di Pisa), e un gruppo di ragazze Roki.

Trapianto dell’utero:

1 deve essere selezionata (approfondita valutazione che comprende una lunga serie di esami, gran parte dei quali si eseguono già di routine nel caso di altri organi) la donatrice dell’utero, in Italia deve essere una donatrice cadavere (morte cerebrale) in quanto non esiste una legge apposita per la donazione dell’utero da vivente. Tenete presente che nel caso della donazione da vivente anche il donatore è soggetto alle complicanze di un intervento chirurgico delicato che dura molte ore.

2 deve essere selezionata (approfondita valutazione che comprende una lunga serie di esami, gran parte dei quali si eseguono anche riceventi di altri organi; molto importante è la valutazione della stabilità dei partner) una ricevente (donna con “ovaie funzionanti” affetta da infertilità assoluta per causa uterina (ad esempio la Sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser) compatibile dal punto di vista immunologico.

3 la ricevente deve essere sottoposta ad un periodo di stimolazione ormonale, devono quindi essere prelevati gli oociti e successivamente eseguita la fecondazione in vitro e quindi congelato l’embrione.

4 aspettare la donatrice “giusta” e quindi eseguire il trapianto dell’utero. E’ un intervento chirurgico complesso che richiede di connettere oltre ai vasi sanguigni dell’utero ai vostri anche i legamenti ed il moncone vaginale.
Come tutti gli interventi chirurgici può avere delle complicanze sia mediche che chirurgiche (trombosi vascolari, infezioni anche importanti, rigetto) che possono porre a rischio la vita dell’organo ma soprattutto la vostra.
Ovviamente con il trapianto dovrete assumere una terapia immunosoppressiva (per fare si che il vostro corpo non combatta contro il nuovo organo).

5 stimolazione ormonale al fine di ottenere dei normali cicli.

6 Dopo un periodo variabile in cui non ci sono complicanze (in particolar modo rigetti) allora si procederà all’inseminazione artificiale, verranno eseguite alcune modifiche alla terapia immunosoppressiva per non danneggiare l’embrione. Questo è uno dei problemi etici che sicuramente farà scalpore, dovete sapere che il rischio di malformazioni è lo stesso della popolazione generale. I rischi più rappresentati sono preeclampsia, basso peso alla nascita, ritardo di crescita intrauterino, aborto…

7 se tutto andrà bene il bambino nascerà per parto cesareo.

8 l’organo verrà espiantato dopo 1 o massimo 2 gravidanze a lieto fine (su questo al momento non ci sono ancora dati).

Quindi la ricevente viene sottoposta a ben 3 interventi chirurgici (trapianto, parto cesareo ed espianto; non considerando l’inseminazione artificiale che comunque è una procedura invasiva) ognuno dei quali ha possibili complicanze, ovviamente anche in relazione alla complessità dell’intervento.

Un capitolo a parte ma delicato è quello della terapia immunosoppressiva:

può danneggiare alcuni dei vostri organi (tipo il rene), aumenta il rischio di tumore (ad esempio: per questo a maggior ragione è importante studiare bene le donatrici per ricercare il Papilloma virus che pone a rischio di tumore della cervice uterina, se dovesse essere trasmesso con il trapianto questo virus associandolo alla terapia il rischio sarebbe aumentato), può essere dannosa per il feto (ovviamente non sono mai stati condotti esperimenti sull’uomo a questo riguardo).
C’è da dire che nel vostro caso non sarà una terapia a lungo termine ma verrà assunta fino a quando l’utero non verrà espiantato quindi almeno in teoria i rischi per voi sono minori rispetto ad un trapianto a lungo termine.

Sicuramente ci vorrà il parere del comitato etico…della Chiesa (l’Italia è un paese cattolico)…

Soprattutto mi piacerebbe che passasse il messaggio che si tratta di un intervento chirurgico e che quindi ci sono dei rischi… oltre ai sogni.. questo lo dico per farvi avere consapevolezza.

Emanuele Kauffmann